Proposta contro #BlueWhale

Pochi mesi fa, un ragazzo di Livorno si toglie la vita buttandosi dal ventiseiesimo piano del palazzo più alto della città, aveva solo 15 anni. Le telecamere di videosorveglianza filmano tutto, nei frame è ben visibile che il ragazzo prima di lanciarsi nel vuoto si autofilma con il cellulare. Questo particolare fa pensare che il ragazzo ha partecipato a un gioco macabro e assurdo il Blue Whale. Il nome “Balena Blu” è ispirato al cetaceo che, in particolari situazioni, decide di suicidarsi arrenandosi sulla spiaggia, perché il fine del gioco è il suicidio del partecipante. Mi spiego meglio, è una nuova tendenza/moda/gioco che spopola sul web, quella di “arruolare” i più giovani in un gioco dell’orrore che tramite 50 fasi porta alla morte del ragazzino. Le vittime del gioco venivano reclutate attraverso VKontakte, il più popolare social network russo: solitamente adolescenti, particolarmente isolati e vulnerabili. Chi entrava nel gioco riceveva degli “ordini” da eseguire per 50 giorni: col passare dei giorni le sfide diventavano sempre più cruenti e pericolose. I 50 passaggi sono pratiche orribili, tristi e deprimenti. Si cominciava con la modifica del ritmo sonno-veglia, imponendo sveglie alle 4 del mattino, passando all’infliggersi del dolore tagliandosi le vene: sui social circolano le foto della sagoma di una balena incisa con le lame sul braccio, ad ascoltare musica deprimente, guardare video di suicidi o film dell’orrore. E infine, l’ultimo giorno, quando ormai il controllo sui giocatori era pressoché totale, l’ultima prova: trovare l’edificio più alto in città, salire sul tetto e lanciarsi nel vuoto. Questo percorso è un modo per accettare e prepararsi alla propria morte. E’ un gioco assurdo e incomprensibile, frutto di una mente malata, Philipp Budeikin, lo studente russo di psicologia, non prova rimorso: “Non sono pentito di ciò che ho fatto, anzi: un giorno capirete tutti e mi ringrazierete”. Budeikin, 22 anni, è stato arrestato e si trova ora in carcere a San Pietroburgo, da dove spiega con agghiacciante lucidità la ragione del suo gioco: “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società”. La sua teoria è in contrasto con i profili di questi poveri ragazzi, impegnati nel sociale, musicisti o artisti, adolescenti normali che l’unico errore è stato quello di non parlare con gli adulti di questo folle gioco. Infatti, tappa fondamentale della riuscita del gioco è quella di non lasciare tracce del percorso e di non parlare con nessuno anche per interi giorni. Uscire dal gioco? Impossibile. Budeikin sapeva molto bene come raggiungere il suo scopo, da quando ha cominciato nel 2013 ha perfezionato le sue tecniche. La chiave del gioco era far sentire apprezzati e importanti adolescenti depressi e confusi, che trovavano nelle sfide un senso di gratificazione, seppur perverso. Gli psicologi avvertono che visto il contagio virtuale, nessuno Paese può considerarsi immune dal Blue Whale. Fermare questo folle gioco è una missione per tutti noi, esistono già delle pagine dove chiedere aiuto e supporto come queste:www.commissariatodips.it ,www.facebook.com/unavitadasocial/      owww.facebook.com/commissariatodips/. Propongo che MatrixS divenga promotore di una campagna contro Blue Whale, che sostenga a aiuti gli adolescenti ad usare i social come un arma contro chi vuole fargli del male, e non contro se stessi!

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